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2023. La mancanza di operai e tecnici

Dic 30, 2023 | Varie

Premessa.

Questo articolo è scritto sull’esperienza che sto vivendo, ma, da quello che mi si racconta, è un fenomeno comune ad altre realtà metalmeccaniche.

Nel 2023 non si trovano più validi tecnici operativi

Nel 2023, non sono più presenti validi tecnici operativi. Questa riflessione mi induce a ripercorrere un po’ la mia esperienza, partendo dai consigli dei miei genitori che mi esortavano a “imparare un mestiere”, fino a me e mia moglie che incoraggiavamo nostro figlio a “ottenere una laurea”.

Analizzando le ragioni che potrebbero aver causato la carenza attuale di tecnici, mi viene in mente un’occasione particolare: l’open day delle scuole genovesi a cui ho partecipato quando mio figlio stava per scegliere la scuola superiore nel 2011.

Un intero padiglione della fiera di Genova era dedicato agli stand degli istituti cittadini, e la situazione era pressappoco la seguente: lunghe code per il liceo classico, code per il liceo scientifico, notevole affluenza al liceo artistico, mentre alle scuole professionali si registrava una presenza scarsa o quasi inesistente.

Il passaggio da “imparare un mestiere” a “prendere una laurea”.

Questo passaggio lo ha fatto la mia generazione e lo ha fatto, per lo scopo naturale di miglioramento dello stile di vita per i propri figli.

Lo ha fatto la società dal 1994 promuovendo l’idea che tutti dovessero aspirare a diventare ricchi imprenditori.

Lo hanno fatto i figli perchè tutti andavano in quella direzione.

La situazione dal 2000 al 2020

Negli anni 2000, ricoprivo la posizione di capo cantiere per importanti progetti edilizi a Milano. Ricordo in quegli anni un crescente incremento di Elettricisti, idraulici, tubisti, saldatori e muratori provenienti principalmente da Romania, Albania, Sud America ed Egitto.

Daltronde, da un punto di vista imprenditoriale, gli extracomunitari erano più convenienti economicamente e dimostravano maggiore disponibilità rispetto agli italiani.

Tengo a dire, per il rischio di essere frainteso, che non penso assolutamente che gli stranieri ci abbiano portato via il lavoro, ma che c’è stata la coincidenza di tre punti chiave:

  1. Scarso Interesse degli Italiani per i Mestieri: Gli italiani mostravano un crescente disinteresse per i mestieri manuali.
  2. Necessità di Contenere i Costi per Appalti: Le imprese erano costrette a ridurre i costi, soprattutto in un contesto di appalti e subappalti sempre più concorrenziali dal punto di vista economico.
  3. Motivazione degli Stranieri: Gli stranieri dimostravano una motivazione superiore supportata da progetti personali. Ricordo un esempio di un cartongessista egiziano che, pur essendo un professore di inglese in Egitto con uno stipendio di 200 € al mese, aveva scelto di lavorare in Italia per un paio di anni guadagnando 1.000 € al mese (cioè cinque volte il suo salario). Ricordo inoltre un giovane peruviano che si era affermato come capo squadra idraulico e che, dopo 10 anni in Italia, è rientrato in Perù, a 38 anni, con abbastanza risparmi per smettere di lavorare.

Manifestazione del 1° Maggio 2016 – “Oggi profughi e migranti, domani operai europei”

Il 2020 ed il Covid.

Nel 2020, la pandemia da COVID-19, ha, a mio avviso, incentivato il ritorno in patria di molta manodopera che aveva acquisito competenze professionali significative in Italia. Sono a conoscenza di numerose persone che sono tornate e hanno avviato piccole imprese nei loro paesi, molte delle quali in Albania e Romania. Non dimentichiamo poi gli effetti della globalizzazione che sta, in un modo o nell’altro, risollevando alcuni paesi dal punto di vista economico.

Da qui, la lacuna da colmare.

Vorrei sottolineare che non intendo accusare né i nostri ragazzi, né gli extracomunitari e neanche gli imprenditori, ma solo condividere, dal mio punto di vista, questa situazione di scarsa manovalanza tecnica.

Capisco bene che la rappresentazione del nostro mondo del lavoro nel 2023 sia improntata alla digitalizzazione, al software, all’IIoT, all’intelligenza artificiale, alla realtà aumentata, al BIM e altro ancora, ma non dobbiamo dimenticare chi sta alla base di questo ciclo produttivo e cioè: l’elettricista, l’idraulico, il saldatore, il muratore.

Se lasciamo divisi questi due mondi, sarà, per me, una sconfitta totale.

Forse è il momento di tornare con i piedi per terra e, con grande onestà, sottolineare il valore dell’impegno nel lavoro e la dignità di qualsiasi occupazione. Valorizzare il concetto per cui, la varietà di percorsi professionali, deve essere rispettata, poiché ognuno contribuisce in modo significativo al tessuto sociale ed economico di questo paese.

Cari giovani, abbiamo commesso degli errori. Non esiste un mondo fatto solo di uffici, di Tablet, PC, smartphone e software, di stipendi che permettono da subito una vita agiata, di belle auto aziendali e di scalate dirigenziali. La laurea non vi dà diritto a nulla di tutto questo e non dovreste perseguirla a tutti i costi se manca una vera passione e dedizione. Questo vi porterà solamente ad affacciarvi sul mondo del lavoro a 28 anni, con delle dovute aspettative da ventottenne, che sono difficili, per un’azienda, da soddisfare per un neoassunto. Abbiamo detto e pensato cose un po’ sbagliate e probabilmente, da illusi, vi abbiamo illuso.

Se non volete tutti fuggire all’estero in modo ideologico, vi ripeto la frase di mia madre: “Se non hai voglia di studiare, impara un mestiere e resta umile. Lavorare non è vergogna”.

Mi auguro che, vista l’attuale situazione, le aziende siano costrette a rivalutare il ruolo dell’operaio soprattutto con un equo adeguamento economico e con un’attenta meritocrazia che ultimamente vedo perduta. Mi auguro inoltre che lo stato metta mano ad una seria riforma che rivaluti gli istituti professionali per un’adeguata preparazione dei giovani a questo mondo del lavoro che corre e cambia sempre più velocemente.